Possibile che non si riesca a fare luce sul meccanismo finanziario che alimenta il flusso di migranti verso l’Italia? Da dove arrivano i soldi che ogni migrante paga agli scafisti?

di Francesco Venerando Mantegna cittadino italiano

Il flusso irregolare di migranti sta producendo, soprattutto in Italia, effetti devastanti

Questo flusso migratorio irregolare che molti osservatori definiscono “fenomeno epocale irreversibile” sta producendo, soprattutto in Italia, devastanti conseguenze sul piano della sicurezza dei cittadini e della qualità della vita in molte città grandi e medie, per non parlare della diagante delinquenza minorile. I numerosi tentativi di arginare il fenomeno sul piano politico europeo, compresi i recenti tentativi di accordo con alcune nazioni africane della costa mediterranea, non hanno sortito effetti concreti, risultando del tutto distanti dalla prospettiva di superamento del fenomeno, alla cui base esiste innegabilmente un poderoso sistema trasversale di corruttela. Al riguardo, infatti, è sorprendente come gli organi di stampa internazionali non siano riusciti ancora a far luce sul meccanismo finanziario che alimenta i flussi, cioè la provenienza dei soldi che ogni migrante clandestino paga agli scafisti, nonché sulla concorrenza strutturata di altre organizzazioni che hanno trasformato il principio giuridico del “salvataggio in mare” in una attività organizzata e permanente di traghettamento a fini speculativi, che nulla ha di umanitario.

Dobbiamo veramente credere che migliaia di migranti irregolari attraversino l’Africa con le tasche piene di soldi da consegnare agli scafisti?

Si può credere che centinaia di migliaia di migranti irregolari attraversino l’Africa centrale con le tasche imbottite di diverse migliaia di euro da consegnare in parte agli scafisti? O esistono altre fonti sommerse di finanziamento dei flussi migratori, mirate a destabilizzare in particolare l’Italia, in quanto testa di ponte tra l’Africa e l’Europa? Interrogativi che, se rimarranno senza risposta, alla lunga rischiano di trasformare il nostro Paese in “terra di nessuno”, con il costante incremento della clandestinità, ulteriormente aggravata dalla rotta balcanica e della criminalità collegata. Altrettanto irrisolta è la questione della cosiddetta “accoglienza” il cui danno finanziario in termini di spesa annuale per l’assistenza, il supporto individuale ai migranti, i ricongiungimenti e tutti gli oneri connessi a carico del bilancio pubblico, senza dire delle ben note speculazioni, è divenuto insostenibile nell’Italia a crescita zero. I sostenitori di questo modello irresponsabile di accoglienza, ipocritamente ammantato di solidarietà, farebbero bene a riflettere sui numeri e sullo scenario reale delle conseguenze, che sono allarmanti. Chi rifiuta una siffatta riflessione è sicuramente spinto da malafede e interesse, colpevolmente contro le aspirazioni legittime del popolo italiano.

La possibile soluzione per bloccare i flussi di migranti

Quale potrebbe essere, dunque, la soluzione tecnica per bloccare definitivamente i flussi, sia via mare che via terra? La risposta è abbastanza semplice, pur nella sua inevitabile straordinarietà commisurata alla gravità del fenomeno: la creazione di una Forza Multilaterale di Polizia, con la partecipazione dell’ONU, della UE e dei Paesi frontalieri mediterranei, composta da alcune migliaia di militari distaccati dalle varie Forze armate lungo il sistema costiero sud mediterraneo, con il compito di vigilare (satelliti, droni, sistemi informativi con applicazioni AI), di individuare e distruggere in loco qualsiasi imbarcazione non registrata e perfettamente individuata. I punti di imbarco e di concentrazione delle partenze gestiti dalle organizzazioni scafistiche sono sicuramente noti nell’ambiente militare e dei servizi. Bisogna, cioè, eliminare i mezzi nautici e le basi degli scafisti. Altrettanto dicasi per la rotta balcanica, concentrando nel comune interesse dei Paesi confinanti del centro Europa una consistente Forza militare e di polizia in grado di bloccare i flussi e gestire i rimpatri. Tutto questo varando urgenti accordi e normative emergenziali appropriate, che impediscano interpretazioni e aggiramenti.

In cosa è realmente “unita” l’attuale Unione europea?

In uno scenario di questo tipo diventerebbe più agevole organizzare campi di accoglienza a tempo determinato in cui svolgere attività di assistenza sociale e soprattutto di formazione dei migranti su vari fronti (agro zootecnia, piccole imprese artigiane, settori della meccanica ecc.), con la contestuale programmazione di aiuti mirati allo sviluppo nei Paesi africani di provenienza, sotto il controllo attuativo degli interventi attraverso Osservatori intergovernativi. Questi flussi potrebbero quindi essere riqualificati e indirizzati a reali forme di sviluppo nei luoghi d’origine. Va in sostanza rimosso il modello della clandestinità attuale, illusorio e fuorviante, basato sull’ambizione egoistica di una condizione di vita agiata di cui si nutre ogni singolo migrante, rifiutando la reale prospettiva di rischio. Al di fuori di queste soluzioni concrete, il metodico attendismo politico europeo dinanzi alla gravità del fenomeno non farà altro che aggravarne la dimensione, con la prospettiva di un processo di islamizzazione e di crescente consistenza demografica che travolgerà gli attuali equilibri sotto il profilo culturale, politico, economico, della sicurezza e della tenuta democratica. La politica dovrebbe essere luogo di capacità di visione del futuro, superando le ritualità, gli esibizionismi, le retoriche sterili e ingannevoli, le logiche speculative ormai radicate nei dorati palazzi del potere. I molteplici fronti di crisi, emersi in questo tempo di gravi e irrisolte difficoltà di interi settori strategici europei, come quello dell’agricoltura, per non parlare delle drammatiche conseguenze della guerra, potrebbero trasformarsi al medio termine in movimenti dirompenti e irreversibili. Riemerge l’interrogativo di sempre: in cosa è realmente “unita” questa UE?

Foto tratta da Wikipedia

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