Vinicio Boschetti racconta. L’arrivo a Palermo nel 1978. L’avventura con la Repubblica. Lo strepitoso successo di ‘Io vedo Cts’ con Ferruccio Barbera e Marcello Mordino

Oggi Vinicio ci racconta il suo arrivo in Sicilia. “e guardo al passato – e se ritorno sui miei primi mesi in Sicilia – debbo dire che l’informazione dava di un’Isola bellissima un’immagine distorta”

Sopra un’immagine di Marcello Mordino e Ferruccio Barbera tratta da Rosalio blog

Oggi raccontiamo un po’ della Palermo di fine anni ’70-primi anni ’80 del secolo passato. E lo facciamo con il libro dato alle stampe da Vinicio Boschetti, pubblicitario di successo, protagonista di tante avventure editoriali in Sicilia. Era lui che, per conto della Manzoni, raccoglieva nella nostra Isola la pubblicità per il quotidiano la Repubblica, che allora muoveva i primi passi. In questa puntata Vinicio racconta il suo arrivo a Palermo: “La Sicilia – leggiamo nel suo libro – per me è stata una sorpresa. Sono un pugliese che ha vissuto e lavorato per un certo periodo a Genova. Sono meridionale. Ma debbo ammettere che della Sicilia sapevo quello che scrivevano i giornali. E i giornali, allora, quando parlavano della Sicilia, lo facevano quasi sempre per raccontare la mafia. La sminuivano. Erano veramente in pochi i mezzi di informazione che andavano oltre il solito schema di mafia e delitti. Oggi, se guardo al passato – e se ritorno sui miei primi mesi in Sicilia – debbo dire che l’informazione dava di un’Isola bellissima un’immagine distorta. Attenzione: non sto dicendo che la mafia, soprattutto tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni’80 del secolo passato, non c’era. Anzi, c’era eccome! Dico che non c’era solo la mafia. In Sicilia c’era altro, che però non veniva raccontato, perché l’ombra della mafia finiva per travolgere tutto e tutti”.

Sotto, la copertina del libro di Vinicio Boschetti

“I miei familiari la Sicilia non la digerivano proprio. Erano troppo condizionati da quello che sentivano e che leggevano. Sono stati i miei figli Nella e Franco a convincere mia moglie a venire in Sicilia”

In quegli l’immagine della Sicilia nel resto d’Italia e nel mondo era legata alla mafia. “L’immagine distorta che si dava della Sicilia – scrive Boschetti – finiva per condizionare il giudizio di chi di questa Isola sapeva poco o nulla. La mia famiglia, per esempio. Quando dissi che mi avevano proposto di andare a lavorare a Palermo mi stavano mangiando vivo. “Dove vai? Lì si spara!”. Non era colpa loro. La prevenzione nasceva da un’informazione a senso unico che privilegiava la mafia ed escludeva quasi tutto il resto. Così mi sono trasferito a Palermo da solo. La mia famiglia è rimasta a Genova. Toccava a me, ogni quindi- venti giorni, mettermi in viaggio per andare a trovare moglie e figli. Quando qualche anno fa ho visto il film “Benvenuti al Sud” con Claudio Bisio e Alessandro Siani sorridevo e pensavo ai miei primi mesi in Sicilia. Dopo di che – questo lo posso anticipare – quando mia moglie si è finalmente decisa a venire in Sicilia si è letteralmente innamorata di questa terra. Quando le avevo detto che avrei cominciato a lavorare in Sicilia mi aveva risposto a muso duro: “Io lì non andrò mai”. Ricordo ancora la faccia che fece mia moglie quando le mostrai la coppola che mi avevano regalato i miei amici e compagni di partito, Ferrari e Traverso. Sì, i miei familiari la Sicilia non la digerivano proprio. Erano troppo condizionati da quello che sentivano e che leggevano. Sono stati i miei figli Nella e Franco a convincere mia moglie a venire in Sicilia. Quando mia moglie si è trasferita a Palermo e ha cominciato a conoscere la Sicilia e i siciliani mi ha detto: “Vedi di mettere salde radici in Sicilia perché io da queste terra non me ne andrò più”.

Tra giornali e televisioni

“Tornando al racconto – scrive sempre Boschetti – ricordo ancora il mio primo giorno in Sicilia. Era il 7 Gennaio del 1978. Metto piede a Palermo insieme con Gianfranco Lazzaretto, direttore generale della Manzoni. E’ lui che mi presenta il direttore provvisorio venuto appositamente da Verona e i colleghi di Catania e Siracusa. La sede della Manzoni si trovava a Palermo in via Messina al numero 3. Avevo ricevuto qualche indicazione, certo. Ma, di fatto, dovevo iniziare da zero. In una città che non conoscevo. Ho cominciato a guardarmi attorno. In primo luogo ho studiato il mondo delle imprese della città, gettando un occhio anche al resto della Sicilia. La pubblicità è legata all’economia. A giudicare da quello che dicevano, Palermo veniva descritta come una città difficile con un’economia fragile. In parte era così, ma solo in parte. Mi è bastato poco per capire che le potenzialità erano tante. Bisognava cominciare a coglierle. Allora a Palermo, nel mercato della pubblicità c’era solo la Spe, la società che gestiva il Giornale di Sicilia. Lo spazio per altre iniziative non mancava. E a me, nel mio lavoro, non è mai mancata la fantasia. Come prima cosa ho fatto circolare gli annunci. Dovevo creare un gruppo di lavoro. Si presentarono in tanti. Scelsi tre giovani: Antonio Bartoccelli, Tony Sichera e Giacomo Santillo. Misi su una bellissima squadra. Raccoglievamo la pubblicità per TVR Sicilia 56, che era di proprietà di un piccolo imprenditore di Termini Imerese. La Televisione ebbe un grosso carico pubblicitario, lo stacco durava addirittura 5 minuti. Ho inventato “Domenica In quartiere”, con passaggi pubblicitari di imprese del quartiere. Contemporaneamente curavamo la pubblicità del quotidiano la Repubblica. Antonio Bartoccelli ed io seguivamo la carta stampata, Sichera si occupava delle televisioni, Santillo curava l’amministrazione”.

Gli anni di Radio Palermo Centrale e Radio Elle. “Siamo riusciti a portare a CTS Walter Chiari e Marisa Del Frate. Un successo”

Vinicio Boschetti, pur non conoscendo radio e televisione, si è cimentato anche con questi mondi. All’inizio, come ammette lui stesso, non era molto ‘ferrato’ su tale materia: “Con onestà – scrive nel suo libro – debbo dire che non avevo dimestichezza con le radio e con le televisioni, che allora erano in ascesa. Gestivamo Radio Palermo Centrale e Radio Elle. Davamo, al netto, 5 milioni di lire a Radio Elle e quasi 10 milioni di lire a Radio Palermo Centrale. La Manzoni prendeva il 40%; pagava il 10% agli agenti e si teneva il resto. Un giorno si presentò Lucio Galluzzo, un bravissimo giornalista. Mi disse: ‘Vinicio, comincia a seguire CTS, ti assicuro che è una televisione che farà molta strada’. CTS faceva capo a D’Agostino, a Spatafora e ad altri imprenditori. Quando siamo arrivati a CTS facevano un ottimo telegiornale con Lucio Galluzzo, Pippo Morina e Gianfranco D’Anna. Era un ottimo prodotto giornalistico ma per gestire una televisione e aumentare le entrate pubblicitarie non bastava. Dissi a Lucio Galluzzo la verità: sotto il profilo giornalistico siete bravissimi ma bisogna vivacizzare la televisione. Ci vuole dell’altro. Così insieme al bravo Beppe D’Amico – che era il mio interlocutore a CTS – e al bravo Sichera (Tony per me era come un figlio) abbiamo cominciato a organizzare programmi e spettacoli. Abbiamo iniziato con la musica. Abbiamo lavorato con tanti cantanti. Un’esperienza che mi è servita per scoprire che a Palermo, nei quartieri popolari, non solo era molto ascoltata la musica napoletana, ma tanti palermitani parlano la lingua napoletana. Siamo riusciti a portare a CTS Walter Chiari e Marisa Del Frate. Un successo. Abbiamo messo su una trasmissione commerciale che ebbe un grande seguito: ‘Prezzo Gran Bazar’. Alcuni negozi mettevano oggetti scontati che riscuotevano interesse da parte dei telespettatori. Gli acquisti fioccavano. I commercianti erano contenti perché vendevano alla grande. E noi eravamo più che contenti perché guadagnavamo con la pubblicità”.

“Siamo stati copiati”. Quando a una certa ora tutta Palermo si catapultava davanti la televisione per seguire ‘Io vedo Cts’ con Ferruccio Barbera e Marcello Mordino

Oggi, a 86 anni, Vinicio può anche raccontare qualche verità su certi programmi televisivi di successo: “Volete sapere la verità? Siamo stati copiati da Canale 5 con ‘Ok il prezzo è giusto’ con Iva Zanicchi. Insomma, tra musica e qualche altra invenzione i primi sei mesi, con CTS, abbiamo fatturato circa 600 milioni di lire. Poi arrivò Ferruccio Barbera e partimmo con una trasmissione che fece epoca: ‘Io vedo CTS’. Un successo incredibile. A una certa ora tutta Palermo si catapultava davanti la televisione per vedere CTS. Ferruccio Barbera era conosciuto ed era molto seguito. Poi c’era Marcello Mordino. Erano una coppia fantastica. Chi partecipava poteva vincere un premio messo a disposizione dagli sponsor. Anche questa formula ci è stata copiata, questa volta dalla RAI, che partì con “Europa Europa”, un programma di Michele Guardì condotto da Fabrizio Frizzi. Poi abbiamo virato verso il calcio. Abbiamo inventato una trasmissione a premi legata alla squadra di calcio del Palermo. C’era un cartellone con 90 caselle, come i 90 minuti di una partita di calcio. Il pubblico doveva indovinare in quale minuto avrebbe segnato il Palermo. Chi indovinava vinceva il premio che c’era dietro la casella. Anche in questo caso, tanto apprezzamento da parte degli spettatori. Giovanni D’Agostino non sapeva cosa regalarmi. Avevamo creato una televisione di successo. A CTS nasce un grande rapporto con Lucio Galluzzo, che allora era direttore dell’ANSA di Palermo. Ora però dobbiamo parlare della carta stampata”.

Fine terza puntata. Appuntamento alla quarta puntata

QUI LE PRIME DUE PUNTATE

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