Grande manifestazione di agricoltori ieri a Pergusa. Presidi provinciali in vista di una grande manifestazione regionale. Ipotesi blocco dei prodotti agricoli esteri. In piazza anche i pescatori?

Ieri è stato dato il via all’organizzazione di un grande movimento popolare di agricoltori, allevatori e, si spera, anche di pescatori siciliani. I problemi da affrontare

La notizia di stamattina è il grande, grandissimo successo della manifestazione di agricoltori siciliani andata in scena ieri a Pergusa. Folta, molto folta la partecipazione. Quasi un migliaio gli agricoltori che ieri si sono ritrovati a Pergusa. I locali scelti per la manifestazione – il salone dell’Hotel Garden di Pergusa – sono risultati troppo angusti e molta gente è rimasta fuori. “Una manifestazione così non la si vedeva dai tempi dei Forconi”, ci ha detto ieri pomeriggio un agricoltore che abbiamo raggiunto telefonicamente. Tanti gli interventi che hanno toccato i punti caldi della crisi del mondo agricolo della nostra Isola: i problemi del grano duro, con un’Italia oggi piena zeppa di grano duro e tenero canadese e ucraino e, in minima parte, anche grano russo; i problemi degli allevatori in un’Unione europea ostile che, con in testa i Verdi – soprattutto i Verdi tedeschi e olandesi – vogliono eliminare gli allevamenti per portare sulle nostre tavole gli insetti; le questioni legate alla nuova Pac (Politica agricola comune dell’Unione europea) che, soprattutto nell’Europa mediterranea, punta a smantellare l’agricoltura da sostituire con i pannelli fotovoltaici e, nel complesso, per fare gli interessi delle multinazionali e della Grande distribuzione organizzata; i problemi legati all’esplosione dei costi di produzione: crescita del prezzo del gasolio agricolo, crescita del prezzo dei fertilizzanti, crescita del prezzo delle sementi, crescita del prezzo dell’acqua per irrigare; i problemi legati alla globalizzazione dell’economia, con ortofrutta di pessima qualità che viene catapultata nelle nostre città a prezzi irrisori per distruggere la nostra agricoltura (non a caso, come diremo in seguito, nel corso dell’assemblea si è parlato di bloccare le forniture di prodotti agricoli che arrivano dall’estero); i rapporti con un Ministero delle Politiche agricole ostile al Sud e alla Sicilia che, fino ad oggi, ha fatto solo gli interessi dell’agricoltura del Nord Italia e, soprattutto, delle industrie del Nord Italia (vedi la pasta prodotta non si capisce con quale grano duro); i difficili rapporti con la burocrazia della regione siciliana e con la politica della Regione siciliana che sta cercando di spostare i fondi destinati al mondo agricolo nelle città per foraggiare le clientele in vista delle elezioni europee del prossimo Giugno (il riferimento, in questo caso, è agli scippi finanziari, in atto, ai danni dei 23 Gal, Gruppi di azione locale) che operano in Sicilia.

Evitare gli errori commessi dai Forconi siciliani nel 2011. Gli incontri con i politici andranno fatti nelle piazze, alla presenza di tutti gli agricoltori che vorranno partecipare, con gli altoparlanti, come si faceva una volta

Tanti, come si può notare, gli argomenti trattati nel corso dell’assemblea di ieri a Pergusa, alcuni accennati, altri illustrati in modo più approfondito. Chi vuole saperne di più può andare sulla pagina Facebook La Sicilia alza la voce dove può seguire gli interventi nei vari video, se è vero che oggi, grazie a Dio, la rete consente di informare e informarsi in massima libertà. Ci sono anche due chat su WathsApp: Resistenza siciliana e Protesta lavoratori siciliani. Detto questo, è bene arrivare al ‘succo’ della manifestazione. L’incontro di ieri, a Pergusa, è stato il punto di partenza di un movimento popolare di protesta che comincia a strutturarsi. E’ stato stabilito che bisognerà lavorare per dare vita a movimenti di protesta su base provinciale: ogni provincia siciliana dovrà organizzarsi da sé e, con molta probabilità, quando le condizioni lo consentiranno, si dovrebbe organizzare una giornata di protesta davanti le nove prefetture della Sicilia: quindi nove manifestazioni in un solo giorno nei nove capoluoghi di provincia davanti alle nove Prefetture. Il tutto in vista di una manifestazione regionale. E’ importante non commettere gli errori commessi dai Forconi siciliani nel 2011, quando un gruppo ristretto cominciò a incontrare i rappresentanti dei Governi romani e siciliani. Una gestione verticistica che, alla fine, ha determinato la fine della protesta popolare dei Forconi. Gli incontri con i politici andranno fatti nelle piazze, alla presenza di tutti gli agricoltori che vorranno partecipare, con gli altoparlanti, come si faceva una volta. Niente più ‘Segrete stanze’ ma democrazia popolare, nelle piazze.

Bloccare le forniture dei prodotti agricoli che arrivano da fuori?

Si è parlato anche di bloccare le forniture dei prodotti agricoli – spesso di infima qualità – che arrivano in Sicilia chissà da dove. Il riferimento è al grano estero e anche all’ortofrutta. “Dobbiamo far sapere ai siciliani quello che arriva sulle loro tavole. Non sempre, infatti, si tratta di prodotti di qualità: anzi”, è stato più volte sottolineato nel corso dell’incontro. E’ stata sottolineata l’importanza di cementare un rapporto diretto tra agricoltori e allevatori siciliani e consumatori siciliani. In parte tale rapporto esiste con i Mercati contadini e con i Mercati locali e con i supermercati e i Centri commerciali che acquistano e vendono prodotti agricoli siciliani: ma tale rapporto va reso sempre più capillare. Ricordiamo che ogni anno i siciliani spendono circa 13 miliardi di euro per acquistare prodotti alimentari freschi e trasformati. Ebbene, appena 2 miliardi di euro sono spesi dai consumatori siciliani per acquistare prodotti agricoli freschi e trasformati della Sicilia. Circa 11 miliardi di euro dei consumatori siciliani vanno a sostenere i prodotti freschi e trasformati del Nord Italia e, in parte, di prodotti esteri. Questo è un punto centrale: perché se si riuscirà a fare in modo che 2-3 miliardi di euro dei siciliani rimangano in Sicilia cambierebbe in meglio tutta l’economia siciliana.

I problemi della pesca in Sicilia. Alla protesta si uniranno anche i pescatori?

Nel corso della manifestazione si è anche parlato dei problemi del mondo della pesca in Sicilia. Da anni le marinerie siciliane sono tartassate da un’Unione europea che fa gli interessi dei grandi commercianti che importano in Italia pesce da Paesi esteri: anche dai Paesi europei che si affacciano nel Mediterraneo. Pensate un po’ quanto sono ‘banditi’ i nostri amici ‘europeisti’: impediscono ai pescatori dell’Europa mediterranea di utilizzare certi attrezzi da pesca e certe tecniche di pesca per poi importante il pesce pescato, sempre nel Mediterraneo, nei Paesi che non fanno parte della Ue che pescano tale pesce con gli attrezzi da pesca proibiti ai pescatori europei! Siamo oltre il ridicolo. Per non parlare del Tonno Rosso del Mediterraneo che, per circa il 90%, finisce in Giappone. Insomma, in comune agricoltori e pescatori siciliani hanno in comune un’opposizione radicale all’attuale Unione europea che, o andrà cambiata o andrà smantellata.

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