Il sangue di San Gennaro si scioglie: l’indimenticabile visione del popolo di Napoli che parla con il suo Santo

di Frate Domenico Spatola

Quando il sangue non si scioglie le cose di solito non si mettono bene…

Per un Napoletano è tutto: padre, fratello, amico, un familiare. Comunque il Santo. Lo si può anche rimproverare se ritarda con il Sangue a liquefarsi nel giorno della sua festa, perché il caso negativo non promette nulla di buono. È successo per la Guerra del 1940 e per il Terremoto dell’Irpinia negli anni ’80 del secolo scorso. Il popolo è scaramantico, si sa, e i teologi mettono opportunamente in guardia da tali superstizioni. Il fenomeno del “sangue liquefatto” in data precisa (si parla di almeno tre volte l’anno) dà la stura a tutte le ipotesi, dalla più “credula”, come quella della gente (che però tanto spesso ha ragione) a quella “scientifica”, o “pseudo” tale. Io mi rifugiai, almeno quella volta, nella prima, perché presente, quel 19 settembre dell’anno che non ricordo, al “fenomeno”. Mi parve stupefacente da poterlo chiamare “miracolo”. Metto tuttavia avanti “i distinguo” del caso.

L’applauso incontenibile dei napoletani quando il sangue si scioglie

Ero a Napoli per un convegno di “Musica sacra”, ospite nel monastero più famoso quello di “Santa Chiara”, ma quella mattina mi presi, o forse ci diedero, la libertà, e mi recai in duomo. Gremitissimo, in un vociare di preghiere ora bisbigliate, ora gridate. Era un ondeggiare di invocazioni al Santo perché non tardasse a sciogliersi. Fui favorito dal saio francescano che indossavo nel farmi largo, anzi la gente stessa propiziò il mio passaggio, pensando che dovessi prendere parte alla celebrazione. Mi assicurai in tal modo una postazione privilegiata, per vedere comodamente e non perdermi nessun dettaglio. Mi parve uno spettacolo. Indescrivibile. Dopo le invocazioni “a mantra” all’indirizzo del Santo, e ricordo che qualcuna mi parve anche poco rispettosa, ma tra “parenti”, la familiarità legittima anche il parlare meno accademico, anche a un Santo, il Vescovo, paludato da grande festa, prese l’ampolla con il Sangue. La alzò a beneficio della gente, che gridava a San Gennaro perché si sciogliesse. Provai brividi di emozione quando all’apice del vociare di tutta quella gente in preghiera implorante, qualcuno dal fondo della chiesa gridò più forte: aveva visto ribollire il Sangue e ne dava conferma. L’applauso fu incontenibile e prolungato. Il popolo aveva parlato con il suo Santo, ed egli aveva risposto.

Foto tratta da Il Giornale

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