L’Autonomia Differenziata del leghista Calderoli aiuta il Nord e affossa il Sud. Sono stati PD e partiti di centrosinitra ad aprire la strada a questa follia con la modifica del Titolo V della Costituzione

da Nella Toscano
di Rete NO AUTONOMIA DIFFERENZIATA
riceviamo e pubblichiamo

Ci piacerebbe capire cosa ne pensano i meridionali e i siciliani che votano Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e, in generale, i partiti che hanno agevolato la genesi dell’Autonomia Differenziata

Il disegno di legge sull’Autonomia Differenziata, ennesima porcata dagli effetti devastanti proposta dall’ineffabile Ministro Roberto Calderoli, è stata resa possibile dalla improvvida modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 (foto sopra tratta da scenarieconomici.it), voluta dal centrosinistra, che non l’ha mai rinnegata e, addirittura, lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ancora nel 2020, la considerava come “un coerente sviluppo dei principi costituzionali”. Detto questo, appare evidente, quindi, che il disegno di legge Calderoli “non è una riforma, ma un provvedimento che disciplina l’attuazione di alcune norme costituzionali introdotte nel 2001 con la riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione” (Sergio Bagnasco). E’ da ricercare, infatti, nel riformato art. 117 della Costituzione, con il quale si è inserita la materia “energia” tra le materie concorrenti per le quali “spetta alle Regioni la potestà legislativa” ed è, altresì, nel riformato art. 116 Cost. che prevede su queste materie la legislazione concorrente tra le Regioni che possono chiedere ulteriori forme di autonomia”. E’ evidente, quindi, che il disegno di legge Calderoli è conseguente alla detta riforma del titolo V della Costituzione, di cui il centrosinistra porta tutta la responsabilità!

Le responsabilità del PD e di tutto il centrosinistra che, con la modifica del Titolo V della Costituzione, hanno aperto la strada all’Autonomia differenziata

Il PD e tutto il centrosinistra oggi sono contrari al disegno di legge Calderoli, evidentemente immemori delle loro responsabilità per avere aperto un’autostrada all’Autonomia Differenziata. Sarebbe auspicabile, quindi, una analisi approfondita e una assunzione di responsabilità per l’inopportuna e sbagliatissima modifica del Titolo V della Costituzione da parte dei suoi promotori: un errore a cui andrebbe posto rimedio subito, se davvero si volesse risolvere il problema delle Autonomie Differenziate. Invece, su questo punto vi è silenzio assoluto! Autonomia Differenziata e legge elettorale, sia nazionale che regionale e comunale sono la polpetta avvelenata di una politica riformatrice incapace di pensare al bene del Paese, ma solo agli interessi di parte. Pensare solo all’abrogazione dei provvedimenti voluti da Calderoli e non alle improvvide riforme del titolo V non fa ben sperare per una soluzione alla radice e definitiva di tutti i problemi derivanti dai pasticciati provvedimenti contenuti nel suo DDL, che violano svariati principi costituzionali, etici, di ragionevolezza ed in primis l’abolizione del Fondo di perequazione in violazione dell’art.119 comma terzo della Costituzione, addirittura in mancanza di alcun’altra copertura finanziaria.

Perché aumenterà il divario tra Nord e Sud

Non vi è dubbio che il disegno di legge di attuazione dell’Autonomia Differenziata avrà effetti negativi sulla coesione territorale e sulle aree svantaggiate del Paese. Il motivo principale risiede nello strumento scelto dal disegno di legge per finanziare l’Autonomia Differenziata, con il quale si prevede il mantenimento dei tributi maturati nel proprio territorio dalle singole Regioni. Tale modalità comporterà, di conseguenza, una riduzione delle entrate nel bilancio dello Stato, che avrà, quindi, meno risorse da destinare allo sviluppo economico e per la coesione sociale delle aree svantaggiate del Mezzogiorno e delle Isole. Nel Disegno di Legge Calderoli non è previsto nemmeno un Fondo perequativo nazionale a beneficio dei territori con minore capacità fiscale, benché imposto dall’art. 119 della Costituzione. Questo determinerà inevitabilmente un aumento dei divari tra il Nord e il Sud del Paese con conseguenti danni per le aree più svantaggiate, che farà venire meno la coesione sociale e territoriale dell’Italia.

Perché con l’Autonomia Differenziata andrà a farsi benedire l’unità nazionale

Altra nota dolente di detto Disegno di legge è la disparità di trattamento tra le Regioni firmatarie delle intese e quelle che non l’hanno sottoscritto, grazie al combinato disposto degli art. 3,5 e 8 dello stesso Disegno di legge. Infatti, in base a questi ultimi, le Regioni firmatarie delle intese potranno definire i loro LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) con cadenza annuale, aumentarne il valore, modificarli e inserire nuovi LEP mentre le Regioni del Sud, dopo i 24 mesi iniziali, dovranno attendere almeno altri tre anni e non prima del Marzo-Aprile 2029 potranno vedersi riconosciuto l’adeguamento dei LEP, ovviemente in presenza di risorse finanziarie, cosa per nulla scontata. Il disegno di legge Calderoli è la fine di ogni principio di solidarietà tra le Regioni più ricche e quelle più disagiate e, di conseguenza, la fine certificata dell’Unità nazionale. Tra le fantasiose trovate di Calderoli non può passare inosservata l’istituzione delle autonomie a tempo: una di quelle cose che non esitono in nessun’altro Paese al mondo e che definire dalle conseguenze devastanti è poco! E poi ancora la possibilità che ogni Regione ha di trattare direttamente e singolarmente con il Presidente del Consiglio le proprie politiche economiche, con la conseguenza che ogni Regione può chiedere politiche diverse rispetto alle altre e lo Stato, o meglio il PC si ritroverebbe a dover gestire tutte queste diversità, con le conseguenze che possiamo ben immaginare. Un guazzabuglio così poteva venire fuori solo da una mente perversa, intrisa di egoismo e ignoranza.

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